10 marzo 2006

La civiltà dell'informazione

Viviamo in un mondo globalizzato ed informato. Almeno per quello che ci vogliono e possono dire i padroni del vapore, chi guida le nostre scelte, anche quelle subliminali, e chi le asseconda non appena vengono fuori.
Ci vengono inviate mail ed sms per dirci quello e quell’altro, da parte di enti istituzionali; si avverte la necessità della trasparenza, mutuata da questo finto affermarsi di una cultura del consumatore che ricorda molto quella del marito che cornifica la moglie e poi le porta le pastorelle a casa per tenersela buona; nasce l’esigenza di andare a scovare notizie sulla rete, dove si può trovare tutto e il contrario di tutto.
In televisione assistiamo ogni giorno, in questi giorni pre-elettorali, a sfide incredibili di politici nostrani: Casini contro Bertinotti, D’Alema contro il resto del mondo, Tremaglia contro Stalin, la Mussolini contro Hiro Ito. Cose belle. Non tutte, ma questo passa il convento, se nel Colosseo scendono questi vorrà dire che sono i migliori che abbiamo, dovremo sperare che si ammazzino l’un l’altro per averne di migliori…
In tutto questo trionfo di interviste, sfide, processi, appelli e contrappelli, è fino ad ora mancato il confronto Prodi contro Berlusconi. Non che il secondo sia mancato ultimamente sul video, mancano solo due palleggi con Gullitt, una robetta di lingua con Sabrina Salerno, una canzone con Apicella sulle pensioni sociali e poi ce lo siamo visto in tutte le salse, anche se lui si lamenta che il Parlamento (quindi anche i suoi…) gli sta mettendo il bavaglio –forse perché, come tutti i piscioni, tende a sporcarsi di sugo…Di Prodi poco da dire, non credo nessuno lo voterà mai per averlo visto in tv, meno appare e meglio è per tutti.
E’ però da più di un mese che sta montando la polemica sfida sì-sfida no, come si fa-dove si fa, due parole a te-due a me, il conduttore mezzo vestito da forza italiota e mezzo ulivista, e stronzate simili. A cui nessuno in Italia si è appassionato, per la verità, sono beghe che si stanno ciucciando da soli, meno male.
Però sentire Berlusconi che accusa Prodi di volere sottrarsi al confronto, a prescindere dalle regole, fa pensare. Nel 2001, non decenni fa, Rutelli lo braccò per mesi, cercando un confronto con lui, e l’avrebbe fatto anche a casa di Emilio Fede, perché era sicuro che sarebbe il miglior modo per togliere voti a un candidato che in quel momento sembrava imbattibile, come poi fu. Lui, come scusa, trovò quella che Rutelli non era il vero leader, ma i leader erano altri: D’Alema, Veltroni, Prodi. Rutelli no, era solo una merda che era lì per sbaglio. E tanto fece e tanto disse che non ci fu verso di organizzare un confronto, al punto che Rutelli gli ultimi tre giorni di campagna elettorale gli sguinzagliò dietro uno dei suoi vestito da coniglio, che lo attendeva paziente sotto Via dell’Umiltà a ricordargli che era una merda.
Ora quel coniglio andrebbe rimesso.
A tutti e due i contendenti.
A Berlusconi, faccia di culo da competizione mondiale, perché finge di non avere memoria, e accusa Prodi di una manfrina politica che egli stesso avviò 5 anni fa; a Prodi perché si caca sotto ad affrontare il Silvione, che francamente appare abbastanza bollito, pur avendo sempre il colpo del campione che, lo capisco, può mettere ko chiunque in un testa a testa.
Chi ci rimette, forse, è il cittadino italiano, che si perde il gusto di vedere questi due imbecilli che se le cantano di santa ragione, come accade in quasi tutti i paesi democratici che si rispettino: che i leader designati ci facciano vedere di cosa sono capaci, se meritano il mio voto. Che si ammazzino, se lo vogliono, almeno tre volte nell’ultimo mese, sotto l’occhio dei giornalisti e delle telecamere, oltre che dello spettatore televisivo. Che ne escano fuori delle idee, anche fittizie, ma che possano realmente portare la sfida ad un livello più alto e migliore di “simpatici e antipatici”.
Si vorrebbe, dunque, una regola che imponga tutto questo, ma non solo per queste elezioni. Per sempre. Una regola intangibile di democrazia fittizia. E un buon modo per far vendere spot alle nostre tv…un confronto fra leader, testa a testa, non il quinto contro il terzo, anche se saranno anche più bravi e migliori.
Senza attendere che chi è in testa ai sondaggi cominci a schernirsi tirandosi indietro, sapendo che ha tutto da perdere da un confronto simile, si gettino le basi almeno per questo. Non sembra difficile. Ce la potete fare, sono due paginette di regolamento da scrivere, dettato dal buon senso, e da un minimo di rispetto per chi è chiamato alle urne, e se ne starebbe volentieri a casa, che tanto gli sembra tutto uguale.
Anche gentaglia come voi può farcela, coraggio.

aletozzi

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Boia, mica ce lo facevo il Tozzi così inacidito...
Vabbè, ricordiamoci che siamo nel paese in cui un rappresentante di una lista può dire "meglio fascisti che froci" e nessuno si scandalizza

D.

Anonimo ha detto...

Si',altri suoi scritti erano piu'... pazienti. Certo che forse ha ragione di essere inacidito, no?
(e un po' sara' anche l'eta', via!)

Anonimo ha detto...

Ma che cosa sono "le pastorelle" che il marito porta a casa alla moglie?

Anonimo ha detto...

poi dice che uno si inacidisce.
manco un refuso viene perdonato in questo paese a noi comuni mortali...:-)))

Anonimo ha detto...

Giuro che avevo solo pensato fossero, magari, dei formaggini.
Perche', dotto', in Italia "pastorelle" nemmeno con il refuso si capisce subito cosa potrebbero essere.
;-PP

Anonimo ha detto...

pastarelle, paste, dolci, cibo, è chiaro....il tozzi sarà anche inacidito ma di fronte al cibo sarebbe disposto a tutto, persino ad un voto di scambio....

Anonimo ha detto...

Si', giusto, dovevo pensarci da sola al rapporto cibo-avvocati...

Anonimo ha detto...

"Si lamentano degli zingari? Guardateli come vanno in giro a supplicare l'elemosina di un voto: ma non ci vanno a piedi, hanno autobus che sembrano astronavi, treni, aerei. E guardateli quando si fermano a pranzo o a cena: sanno mangiare con coltello e forchetta e con coltello e forchetta si mangeranno anche i vostri risparmi.
L'Italia appartiene a cento uomini, siamo sicuri che questi cento uomini appartengano all'Italia?"
F. De André