19 aprile 2008

Cronaca di un disastro annunciato

La storia alle volte si ripete, ma come diceva Gramsci, non ha scolari. Ed in più in Italia il passato non passa mai. Dopo il cavalier Benito Mussolini, il cavalier Silvio Berlusconi, inaffondabile. Dopo la disfatta del 1972 con i fascisti all'8 % e con due milioni di voti dispersi a sinistra, quella del 2008, con tre milioni di renitenti o penitenti dalla sinistra al pd o alla lega. Dopo la batosta del 1948, con la maggioranza assoluta alla DC e 20 anni di purgatorio per la sinistra, la disfatta del 2008, con una generazione di cinquantennni improvvisamente ritornati giovani ed extraparlamentari. Non c'è niente da fare: l'Italia provinciale destrorsa e bigotta delle piccole patrie e vallate quando la situazione si fa grave sente il richiamo della foresta e del portafoglio, dell'ordine, delle mafie e delle tv del grande imbonitore. E del resto; perchè votare la brutta copia democratica quando il leghista di quartiere intercetta i sentimenti popolari più grevi e ( una volta) indicibili? Veltroni al massimo potrà dire come sei mesi fa che i romeni sono delinquenti, mentre Fini chiederà 200000 espulsioni e la lega prometterà quartiere per quartiere di cacciare topi e zingari. Infatti Tosi condannato per incitamento al'odio razziale viene eletto sindaco di Verona ( non di un paesino della Val Brembana). Questo è lo specchio dell'Italia 2008. Un partito radicato nel territorio ( la lega) che raccoglie i frutti del suo lavoro capillare ancorchè criminale ( ma con un premier come Berlusconi rieletto a vita in pratica, di che stupirsi?). Altri partiti una volta gloriosi dopo il radicamento nei salotti di Vespa, giustamente spariti; a casa! Il pd che fa il pieno possibile e che riscuote un successo forte solo nelle regioni anch'esse identitarie del centro, Toscana in testa. Ma con scarse prospettive future, specie se il cavaliere riuscirà in qualche modo e grazie alle congiunture internazionali a gestire la crisi.
Un bagno di umiltà e ricominciare quasi da zero il lavoro dal basso nella società. Questa è forse l'ultima speranza di riannodare un filo rosso che oggi sembra spezzato e smarrito nel grigiore dell'esistente. Lo dobbiamo in memoria delle lotte dei nostri padri, e magari, sperando si sveglino, per il futuro dei nostri figli. Se proprio si deve volar bassi, meglio uno Zapatero oggi che un Veltroni do/mai.