27 novembre 2008

È con tanta tristezza e pena, ma anche rabbia....

È con tanta tristezza e pena, ma anche rabbia (si può dire Ettore, passeranno le nostre espressioni la tua censura?) che annulliamo i nostri link al blog di riaprireilfuoco ed a Stampa Alternativa. Non dimentichiamo tutti questi anni (per alcuni di noi, dal 1972!) passati insieme, a lottare e diffondere, organizzare, pensare, immaginare, stampare. Solo negli ultimi sei, le decine di presentazioni, i libri venduti alle feste,il convegno su Bianciardi, i libri della collana del Fondo con il marchio congiunto di StampaAlternativa, la battaglia per non far cadere nell’oblio l’opera di un maremmano più giovane: Daniele Boccardi. Le denunce prese insieme persino. E’ proprio vero; tanti anni per far conoscere una casa editrice, degli autori, tanti sacrifici, tanta pazienza, tessitura di rapporti, amicizie fraterne, e poi una settimana per distruggere, per radere al suolo tutto il lavoro fatto. Marcello, te non hai la minima idea delle mail arrivate al nostro sito, delle telefonate, della gente che ci ferma per la strada! Lettori, di ogni età, studenti del movimento, autori che hanno partecipato al concorso Boccardi, autori affermati, traduttori, collaboratori di S.A. Quello che appare sul vostro blog è solo la punta dell’iceberg. Diversi tentano di capire cosa vi abbia mosso, altri sono infuriati, altri desolati. Non vi giustifica nessuno, e sì che è un bel campione variegato di umanità. Non ci sono stalinisti baffuti o nostalgici rinco. Molti, oltretutto, sono arrabbiati perchè non rispondete minimamente alle tante osservazioni che vi vengono in questi post. Rendete l’idea: noi si fa così, se non la capite cavoli vostri oppure siete ottusi etc etc. siamo noi ad avere la verità e la rivoluzionarietà in tasca….Il fascismo cari Marcello Baraghini & Ettore Bianciardi, persino la nostra costituzione, quella costata migliaia di morti durante la resistenza, ne vieta l’apologia e la ricostituzione, e non per uno sfizio illiberale, ma perchè in un paese privo di memoria come il nostro è sempre pronto a rinascere, crescere, devastare. E se in questi ultimi anni è lettera morta la nostra costituzione, lo si deve a questo regime suadente teleautoritario, revisionista e ignorante. In questo clima i fascisti non solo hanno rialzato la testa, ma tutti i giorni aggrediscono, minacciano, scorrazzano. Credere che casa pound sia altro da ciò per la sua facciata culturale, è di una abissale ignoranza nel migliore dei casi, di una sospetta malafede nel peggiore. Nell’uno e nell’altro caso assumetevene la responsabilità senza boria e mezzucci. I vostri tanti lettori non sono apatici, indifferenti o stupidi. Ve lo stanno dicendo in vari modi, ma voi tirerete dritto, come tutti del resto in Italia; Berlusconi, Gelmini, Villari…..in questo non siete per niente alternativi, ma piuttosto scontati. Il dubbio non vi sfiora, tantomeno la vergogna di usare Bianciardi, anarchico, vero, per sdoganare quella accolita di fascisti, razzisti e sprangatori di casa pound. Chiudiamo qui, vi auguriamo nessuna fortuna, sinceramente.

19 novembre 2008

Vivere significa essere partigiani

Vivere significa essere partigiani
di Blicero

Sabato 21 luglio 2001. E' notte. I cortei e gli scontri che hanno ribaltato la città di Genova sono finiti e la gente torna a casa stanca e provata dalle botte, dalle corse, dai gas lacrimogeni, dalla violenza della polizia, dalla paura, dalla sensazione che sarebbe potuto accadere di tutto, che sia accaduto di tutto, ma che possa accadere altro ancora. Sono in pochi a rimanere, principalmente nei grossi centri di accoglienza: piazzale Kennedy, lo stadio Carlini, le scuole Diaz e Pascoli, dove l'attività di comunicazione e assistenza legale freme ancora. Per il resto migliaia di persone sono nelle stazioni e sulle autostrade. La maggior parte delle persone pensa che ormai sia finito tutto, che l'adrenalina di tutti stia lasciando il posto a una spossatezza infinita. E proprio quando la penombra è al massimo della sua intensità, quando gli occhi collettivi del mondo stanno per chiudersi per passare al prossimo spettacolo, ecco che le luci si riaccendono al massimo della loro intensità.
Squadracce di gente in divisa calano sulle due scuole dove si trova la sede del GSF, indymedia, radio gap, molti media alternativi e indipendenti, la sede del Genoa Legal Forum e un paio di centinaio di persone che vogliono solo dormire prima di andarsene a casa. Nel giro di un attimo sfondano cancelli e portoni e irrompono nelle due scuole: al media center distruggono materiali e cercano di tappare occhi e orecchie dei movimenti; alla scuola Diaz vogliono solo vendicarsi. Vogliono avere compensazione, si direbbe in altri contesti, della frustrazione che hanno provato in questi giorni in cui la rivolta ha dimostrato loro quanto il potere che detengono e difendono non valga nulla, quanto sia fragile ed etereo. La rivolta li ha fatti infuriare, li ha stupiti e colti di sorpresa, li ha umiliati. E come un animale ferito e armato hanno reagito nell'unico modo che sanno: hanno preparato, organizzato e lanciato un'operazione semplice e violenta, irrompere, picchiare, attribuire la colpa alle vittime. Deboli coi forti, forti con i deboli. Come sempre. E poi una bella firmetta su un verbale di arresto a sancire il fatto che l'operazione sia stata legittima e necessaria, nonché giustificata. Purtroppo per l'ennesima volta in quei giorni fanno male i calcoli: l'irruzione si protrae più del previsto; arrivano media e parlamentari; tutto il mondo si accorge dell'operazione e della sua grossolana funzione. Nonostante questo per molti mesi pensano che lo Stato li coprirà. Nonostante questo si arriva a un processo. Che dura anni. Il processo è finito il 13 novembre 2008: tutti coloro i quali hanno organizzato quella operazione infame sono stati assolti; tutti coloro che hanno partecipato come ultime ruote del carro, coloro che hanno picchiato perché gli è stata data mano libera, coloro che hanno portato due bombe molotov in una scuola dove non ce n'erano per addossarle alle vittime di una inumana violenza sono stati condannati; tutte le vittime hanno ricevuto qualche spicciolo per non lamentarsi troppo.
Questa è la storia. Le vicende del G8 di Genova hanno molto da insegnare a tutti coloro che vogliono prestare anche solo un attimo di attenzione. I libri non la racconteranno così. I libri resteranno sul vago quando andrà bene, oppure ignoreranno la più grande rivolta dopo gli anni sessanta e settanta in Italia e forse non solo. Ma la gente che era lì non la dimenticherà. E la rabbia che proviamo oggi di fronte a questa sentenza non deve trarci in inganno, deve trasformarsi in fatti, parole, ricordi, oggetti. Personalmente non ho mai creduto che finisse diversamente da così: la giustizia è un meccanismo intrinseco al potere, e non può permettersi di condannare coloro che la traducono in fatti operativi tutti i giorni. I giudici, i poliziotti, i politici, i governanti, gli imprenditori stanno da una parte. Noi, i poveracci, i subalterni, gli sfruttati, i deboli stiamo dall'altra. Questa è la grande verità di Genova, ed è anche la verità che più di tutte in questa epoca cerca di essere nascosta. Non è tutto uguale, esistono parti da prendere. Vivere significa essere partigiani. E alle volte quando si prende una parte, si perde, anche se era la parte giusta. Quando ho saputo della sentenza - già perché dopo quattro anni di presenza in tribunale proprio negli ultimi tre mesi non sono potuto essere presente - una delle prime cose che mi sono venute in mente è stato Stella del Mattino, di Wu Ming 4. Come ho già scritto altrove, quel libro parla proprio di Genova e di quello che ci ha lasciato, di quello che ha significato per tutti noi che siamo stati lì e l'abbiamo vissuta. Alla fine del libro, come alla fine di tutto quanto è stato Genova, non ci resta che il coraggio di credere che qualcosa possa ancora accadere, che la rivolta continui ad esistere come possibilità se non come realtà. La sentenza che chiude la vicenda Diaz, una vicenda talmente lapalissiana che è difficile credere con quale faccia tosta verrà giustificata dai cavilli legali dopo essere stata giustificata dall'inazione politica, deve diventare la nostra stella del mattino: quella luce che tutti conoscono e che nessuno può negare, eppure quella distanza che ci fa capire che solo agire e lottare cambia ciò che ci circonda. Se saremo capaci di imparare questo allora questi anni di lavoro e di parole non saranno stati una donchisciottesca tenzone con mulini a vento parecchio più grandi di noi.
Con i compagni e le compagne che hanno seguito Genova giorno dopo giorno con me abbiamo scritto che non abbiamo rimorsi per quanto accaduto a Genova, che quanto è avvenuto in quei giorni ci ha dato coraggio e ci ha trasmesso il senso delle parole dignità e libertà. Oggi per molti sarà il giorno dei rimpianti in un senso o nell'altro, ma non per me. Rimpianti significa non aver fatto quello che si riteneva giusto e necessario. Noi non possiamo averne. Perché ci aspettano ancora molte cose. Ancora molte cose possono accadere sotto il cielo e sotto Venere, e molta rabbia è pronta ad esplodere da sotto la cenere. Fino a quando non ci saranno più storie da raccontare, da ricordare o da vivere.Ognuno di noi può demolire un mattone del Palazzo di giustizia di Genova. Ognuno di noi può ancora lottare ed essere un partigiano.

LINK:supportolegale.orgcomunicato supportolegale - processig8.orgricostruzione del processo diaz - http://www.supportolegale.org/?q=node/1195ricostruzione della cronologia dei fatti di quella notte - http://www.processig8.org/Consulenze/DIAZ/cronologia%20DIAZ%2006.zipricostruzione video della difesa per il processo - http://www.processig8.org/Consulenze/DIAZ/CT_DIAZ_Video.html

Pubblicato Novembre 19, 2008 01:13 AM www.carmillaonline.com

15 novembre 2008

Vergogna, vergogna....

Vergogna, giustizia non è fatta. Tutti assolti i dirigenti della macelleria della scuola diaz al G8 di Genova, nonostante prove, testimonianze, foto, filmati, non sia mai che la sbirraglia condanni se stessa
Vergogna, in un paese civile, un figuro come Canterini starebbe dietro a delle sbarre e non al comando di un distaccamento di picchiatori fascisti e celerini che infangano il nome dell'Italia in tutto il mondo
Vergogna, un primo ministro che racconta barzellette e battute idiote e che dà degli imbecilli a chi osa dire qualcosa
Vergogna, un ex presidente della repubblica che rilascia dichiarazioni deliranti in cui invoca morti e massacri da parte della polizia per stroncare il movimento degli studenti, e nessuno che chiami il 118 per questo demente
Vergogna, un paese dove tutti i giorni si muore di lavoro, trionfa il caporalato, si rovinano precari e operai, donne e giovani, insultano i " fannulloni" si salvano le banche e si ha il coraggio di chiedere sacrifici in nome di un ceto politico decrepito
Vergogna, un movimento enorme di giovani cerca di avere un futuro, di salvare la scuola pubblica e la ricerca, ed una informazione disgustosa li fa redarguire dai morti viventi della politica italiana
Vergogna, regioni intere in mano a mafiosi e camorristi, ma si censiscono i campi Rom, si internano gli affamati, si creano le classi differenziali
Vergogna, un paese non laico in mano alle gerarchie vaticane talebane, in cui ogni diritto civile è negato in base alla santa cattolica apostolica romana chiesa
Vergogna, eterna Vergogna di un paese capostipite del fascismo, che applaudì Mussolini, l'impero coloniale, le leggi razziali, la visita di Hitler e persino la guerra mondiale. E via saltando sul carro del vincitore, il regime democristiano, mafioso, craxiano, berlusconiano, e così via, all'infinito.
Vergogna, infinita Vergogna!

08 novembre 2008

Ho visto....

Ho visto dopo tanti, tanti anni, gli studenti riprendersi le piazze, senza paura e sorridere felici.
Ho visto, come in un sogno, un nipotino di Malcolm X , Freddy Hampton, Bobby Seale, Hue P. Newton , George Jackson, Martin Luter King, diventare presidente degli USA, e la sua gente piangere di gioia....

Ho visto anche degli zingari felici


E' vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce,
è vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita,
è vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.

E' vero che sputiamo per terra
quando vediamo passare un gobbo,
un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un'obesità senza fine,
di una felicità senza peso.
E' vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe
e che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia, è vero
cerchiamo l'amore sempre
nelle braccia sbagliate.

E' vero che non vogliamo cambiare
il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l'odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che è
una finestra sbagliata.

E' vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.

E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.

E' vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
E' vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Claudio Lolli 1976-Luca Carboni 2008