23 marzo 2007

Risultati concorso letterario

Riceviamo da Luciano, che aveva scritto anche lui varie mail alla Biblioteca di Massa Marittima per sapere che fine avesse fatto il concorso Boccardi, questa mail che pubblichiamo con i risultati del suddetto concorso... Luciano ci fa notare che non c'è nemmeno ad un accenno di scuse per il ritardo di un anno e che nessuno ha mai ufficializzato la proroga del bando... Luciano, non te la prendere, crediamo che questo sia il capolinea del concorso, se tanto ci da tanto...

"Cari autori,
si comunicano i risultati del concorso Daniele Boccardi 2006. La giuria si è riunita sabato 10 marzo, un pò in ritardo rispetto a quelli che erano stati i tempi preventivati al momento dell'apertura del bando, la cui scadenza, forse lo saprete, era stata prorogata al 31 ottobre 2006.

Cordiali saluti
Giovanna Santinucci

Premio letterario Daniele Boccardi 2006
Elenco dei racconti premiati e segnalati in ordine di graduatoria –
Tema libero

1
Biglietto andata e ritorno
Paolo Campana

2
Norlevo
Gaia Rispoli

3
Un Uomo Felice
Raffaello Spagnoli


SEGALATI (sic!)

Bar
Tommaso Chimenti

Vite Parallele
Michele Nigro

Una Questione di Giustizia
Anna Maria Bonavoglia

Il Mare Amico
Mario Malgieri


Premio letterario Daniele Boccardi 2006
Elenco dei racconti premiati e segnalati in ordine di graduatoria –
Tema memoria

1


Il Figlio del Nemico





Promessa in Chiave di Sol
Mario Malgieri





Paolo Campana (sic!)

3
Eroico
Elisa Pessa


SEGNALATI

Grate Sorprese per Deliziose Vedute
Raffaele Castelli

Briciole di Guerra
Anna Maria Formaglio

15 marzo 2007

Concorso letterario Boccardi

Buongiorno.
Sono Alessandro Tozzi, ed ho partecipato -ormai quasi due anni fa- al Concorso Boccardi, del quale non si ha ancora alcuna notizia.
Credo di rappresentare tutti i partecipanti se dico che, francamente, non è possibile che un Comune (non un'Associazione che può morire da un giorno all'altro, ma un Comune) che si occupi di un Concorso, in teoria intitolato ad un suo cittadino illustre, poi lo "tratti" così, da far sembrare non vi sia alcuna speranza di arrivare a vederne i vincitori (ma qui non è un problema di vincere o meno, ma di serietà: una volta emanato un bando, e fatto partecipare 200 persone da tutta Italia, il concorso deve andare a buon fine).
Si tratta solo, in verità, di leggere qualche racconto, e di stabilire un ordine di arrivo: non mi pare un'impresa che richieda due anni di gestazione: spero di avere presto notizie del vostro concorso...

Un saluto

07 marzo 2007

Il futbol, o futbolín, che piace a noi

Finisterre, poeta del futbolín
Requiem tardivo per il rivoluzionario galiziano che nel 1937 inventò il biliardino. Un gioco nobile nato tra guerre, pupazzetti e dirottamenti aerei

Abituati, come siamo, a credere alle fiction più inverosimili somministrateci da cinema e tivù, capita a volte di imbatterci in storie ancora più straordinarie che tuttavia, agli occhi dei media, presentano l'imperdonabile difetto di essere vere, ragione per cui non vale nemmeno la pena di raccontarle. La vita di Alejandro Campos Ramírez, morto quasi un mese fa a Zamora (Spagna), è una di queste. Inventore, rivoluzionario, dirottatore di aerei, ballerino di tip tap, editore, poeta, accademico della lingua, umanista nel senso archetipico del termine, Alejandro era nato nel 1919 a Finisterre, in Galizia, e Finisterre era diventato il suo cognome d'arte, sostituendo quello di famiglia, quasi a raccontare la sua vita di Ulisse moderno e avventuroso e a sottolineare che le radici non sono inscritte nel sangue ma affondano dove uno decide di metterle.
La sua fama a livello mondiale deriva da un'invenzione che ha cambiato il costume e, osiamo affermare, la storia del Novecento: il biliardino, alias (in spagnolo) futbolín. Come quasi tutte le invenzioni, il futbolín ebbe origine da una provvidenziale alzata d'ingegno prodotta a sua volta da un problema molto concreto, nella fattispecie una vera e propria tragedia. Si trattava di alleviare la tristezza dei bambini rimasti mutilati durante la guerra civile spagnola e ricoverati all'ospedale del Monastero di Montserrat che non avrebbero mai più potuto dare un calcio a un pallone in vita loro e che invece ebbero l'opportunità di farlo ancora, ancorché per interposto omino. Finisterre era uno di loro, ferito da una bomba a 17 anni. «Se esiste il tennis da tavolo, perché non può esistere anche il calcio?»: da quella domanda scaturì la scintilla della creatività di Alejandro, il quale, grazie alla collaborazione di un amico falegname, creò il primo prototipo e ne ottenne il brevetto, salvo perderlo durante un nubifragio mentre scappava dal Franchismo.
L'idea era semplice: ventidue pupazzetti di legno infilzati lateralmente da uno spiedo di metallo, suddivisi in due squadre e disposti secondo audacissimi 2-5-3. Sotto i piedi dei giocatori, sollevati di qualche centimetro da terra, il disegno di un campo di calcio e una pallina a viaggiare su traiettorie imprevedibili tracciate dai colpi a piedi uniti degli omini. Un gioco nobile e pulito, il futbolín, certo più del suo fratello maggiore, che con gli anni è degenerato fino a diventare quello che è ora. Il biliardino, invece, è rimasto sostanzialmente uguale a sé stesso, a parte alcune traversie onomastiche (chissà cosa avrebbe pensato Alejandro del fatto che in Italia è tuttora in uso il nome fascistissimo di «calciobalilla») e qualche miglioria tecnologica, ivi compreso l'infernale congegno per le monetine che tutti quanti, prima o poi, abbiamo cercato di turlupinare tramite calzino o conio falso.
La vita di Alejandro Finisterre, tuttavia, era già straordinaria prima della benemerita trovata, e lo sarebbe stata ancora di più in seguito, quando fu protagonista, diretto o indiretto, di alcuni degli avvenimenti storici più importanti del secolo in Spagna e in Sudamerica. Confinato in Francia in seguito alla Guerra Civile, fu segretario di redazione di una delle più note riviste degli esuli spagnoli, L'Espagne repubblicaine, dalle colonne della quale gettò le basi di quella che trent'anni dopo avrebbe preso il nome di «transizione». Di lì emigrò in Ecuador, dove intraprese l'attività di editore con una rivista di poesia che presto si convertì in una casa editrice vera e propria e diede fama a tanti protagonisti della letteratura sudamericana fin lì misconosciuti. In Messico, qualche anni più tardi, fu invece l'ideatore di un progetto editoriale dedicato alla letteratura dell'esilio, e in particolare all'opera di León Felipe, di cui lui fu il più fedele e puntuale diffusore.
Celebri alcune delle peripezie che ne hanno segnato la vita. Nel '54, rapito dalla Cia, dirottò su Panama l'aereo che lo avrebbe portato di fronte a un tribunale spagnolo, minacciando l'equipaggio con una saponetta spacciata per ordigno esplosivo. Alla fine degli anni '70, invece, rischiò la vita durante un'incursione clandestina nell'Argentina di Videla, dove era andato per recuperare alcuni testi inediti di León Felipe che i generali avevano fatto sequestrare. Il puntiglio filologico e la vocazione conciliatrice ne fecero un membro perfetto per la neonata Accademia della Lingua Gallega, che contribuì attivamente a promuovere con la pubblicazione di opere di esuli.
E poi c'è la storia, degna dei migliori racconti di Soriano, di una partita a futbolín con il Che in persona. «Avevamo stili simili», decretò Alejandro in proposito, come se stesse parlando di un rivale qualsiasi. Salvo poi aggiungere, orgoglioso: «non ho mai conosciuto nessuno che giocasse a futbolín meglio di me».
[Andrea De Benedetti, da il manifesto, 06.03.2007]


Mercoledì i tifosi scozzesi saranno a piazzale Loreto a Milano, luogo dove, durante la guerra, furono trucidati 15 antifascisti

Calcio e politica prima della Champions
I fans del Celtic ricordano i partigiani - Concerto al pub prima della partita di San Siro contro i rossoneri



ROMA - Calcio e politica. Pallone e memoria. L'occasione è il match di Champions League tra Milan e Celtic che si giocherà mercoledì sera a Milano. Una partita che vedrà arrivare nel capoluogo lombardo circa ottomila fans scozzesi. Ma oltre alla serata calcistica la trasferta milanese sarà l'occasione, per un gruppo nutrito di sostenitori biancoverdi, di dar vita a una manifestazione politica. Mercoledì mattina gli aderenti al gruppo "Tiochfaid Ar Là" (Il nostro giorno verrà) saranno a piazzale Loreto per commemorare i quindici partigiani uccisi durante la Resistenza. Una cerimonia che vedrà la partecipazione anche del comandante partigiano Gaetano Pesce. Domani sera, invece, si riuniranno per un concerto e parecchie pinte di birra in un locale nei pressi dello stadio.
Questo gruppo - si evince dal loro sito - ha una forte caratterizzazione sociale ed è collegato con l'Anti Fascist Action. Da qui è nata l'idea della commemorazione. Ed è presumibile che accanto agli scozzesi ci saranno anche parecchi antifascisti italiani. Magari anche livornesi, tifoseria con cui gli scozzesi hanno rapporti di amicizia. Ma non solo. Allo stadio gli scozzesi esporranno uno striscione che ricorda i 39 tifosi juventini che sono morti all'Heysel. E proprio con i tifosi bianconeri, nel 2001, in occasione di uno Juve-Celtic, nacque un rapporto consolidato nel tempo.
[da Repubblica.it, 05.03.2007]

05 marzo 2007

Perché scrivere? - Un primo resoconto

Bilancio positivo per la giornata di studio organizzata dall’Associazione Il Fondo, dedicata al tema “Perché scrivere”, tenutasi sabato 24 febbraio a Massa Marittima. Nel corso della mattinata Annalisa Ferrari ha presentato alle scolaresche del centro maremmano il suo romanzo Il mio nome dimenticato, dedicato alla figura di Gerolamo Lazzeri, notevole quanto dimenticata figura di scrittore, traduttore ed editore antifascista di origini lunigiane. Nel pomeriggio Annalisa è tornata di scena presso il Museo archeologico, approfondendo e discutendo con il pubblico intervenuto l’interessante genesi del suo libro: nato infatti da un corso di scrittura organizzato dall’Archivio di Stato di Lodi, Il mio nome dimenticato è poi finito nel tritacarne di un lungo e sofferto editing poi abortito con Mondadori che ne ha ripudiato la pubblicazione in dirittura d’arrivo. La giornata si è chiusa in quel di Pianizzoli, davanti ai fumanti tortelli della signora Wanda, moglie dell’indimenticato poeta a braccio massetano Lio Banchi. L’affollato momento conviviale è stato contrappuntato dalle riflessioni degli scrittori amici e sodali de Il Fondo. Ha inaugurato i lavori del convegno Stefano Pacini dell’Associazione che ha letto gli interessanti contributi di riflessione inviati dagli assenti “giustificati” Alessandro Angeli ed Emiliano Gucci. Particolarmente toccante, c’era da scommetterlo, la lettera di Luciana Bellini, trattenuta a Pomonte da inderogabili impegni di pietas familiare. Poi è stata la volta di Alessandro Tozzi, avvocato romano, cultore di aforismi e autore del delizioso e straziante Il praticante può attendere, tragicomico diario che regala ai lettori un esilarante e sconcertante spaccato della vita delle aule di tribunale e del fallimento della giustizia in Italia. A seguire Alberto Prunetti, reportagista dal Sud America per "Il Manifesto", traduttore e autore “in proprio” dell’intrigante Potassa. Storie di sovversivi migranti erranti sottratte alla polvere degli archivi (edito per i tipi di Stampa Alternativa), bizzarra scrittura di storie di antifascismo maremmano degli anni Venti collocate ad un ambiguo quanto stimolante crocevia tra narrativa “pura”, storia ed antropologia. Ad Antonello Ricci, infine, scrittore viterbese di viaggi, paesaggi e identità locali, il compito di tirare le fila della giornata. Comune agli scrittori intervenuti l’idea d’un impegno creativo e intellettuale mille miglia lontano dai salotti letterari e alla costante ricerca etica, lontano dalle sirene di esangui e stucchevoli editing & marketing, di una scrittura che insegua la vita. Quella vera.

Antonello Ricci

Presto online Associazioneilfondo.it gli Atti del convegno.