09 aprile 2009

Chi ci ha rivolti così ?

chi ci ha rivolti cosi?
io non so bene cosa scrivere. sono confusa, attonita, piena di dolore. provo a mandarlo giù, a nasconderlo sotto la maglietta, ma torna. ripercorro le mie strade, le mie case, la mia città ed è terribile vederla rimbalzare su tutti i giornali distrutta e ferita. e ovviamente un brutto groviglio di dubbi e stupidi paragoni mi sale alla gola. queste cose succedono spesso, purtroppo, ma com'è diverso quando tra le foto dei superstiti su repubblica riconosci la faccia sconvolta di un tuo amico. come è diverso quando ti disperi alle sette di mattina sui corridoi di un albergo nell'attesa che qualcuno risponda. ti sembra di sentirlo quel pronto, tanto è dentro di te. e però non arriva, non risponde, non squilla, è occupato. e tu vedi tutta la tua vita davanti e sai che potrebbe essere finita per sempre. e tutto è così mischiato ad ogni singolo mattone di quelle strade che ami tanto, che mentre cammini su e giù ti sembra di sentirle crollare. ti sembra che le scale dell'albergo si muovano, senti scricchiolii ovunque, voci. ma non quel pronto. mi sono sentita così impotente e minima. così presuntuosa e piena di aspettative. mi tornavano in mente le parole di rilke: chi ci ha rivolti così? continuo a ripetermele.

chi ha permesso che l'uomo si astraesse così tanto da sé e da tutto? non esistiamo, non più. facciamo finta di vivere, abbiamo una specie di account su una sovrastruttura che, ormai, è sempre più una sala giochi. una sovrastruttura che ci conforta, ci inorgoglisce, mette a tacere le paure e monetarizza tutto. scusate, scusatemi più che mai, gli ultimi giorni non hanno fatto che aumentare questa nausea generale che ai miei occhi avvolge tutto. mi sembra che tutto vada verso la fine senza grossi impedimenti. cementiamo, costruiamo, rialziamo, tutto in nome dell'affaruccio della politichetta del piccolo guadagnetto. facciamo tenerezza. la natura è lì, ci guarda, del tutto indifferente alla nostra presenza. è paziente, la natura, ma matrigna. non lo fa apposta, la natura. la natura è così, possente. siamo noi che non abbiamo più niente di naturale. e siamo talmente pieni di noi che ormai neanche mettiamo più in campo il rischio che il nostro cellulare possa scaricarsi. climatizzatori, navigatori, telefoni satellitari, nessuno conosce più un numero di telefono, nessuno sa più una strada... è progresso questo? è progresso vivere tutto l'anno con abiti dello stesso peso a ventuno gradi? vi chiederete cosa c'entri col terremoto che ha colpito la mia città e io proprio non lo so. so che abbiamo contribuito a buttare tante bombe su gente indifesa quanto quella dell'aquila e che quello, almeno, potevamo impedirlo. so che questi per me sono giorni in cui piangere per questo e per quello. so che occorre rispetto e fratellanza e tanto tanto amore per tutto. l'emergenza avvicina e rende solidali. e insegna, basta saperla ascoltare. la gente dell'aquila è forte e ce la farà: non invano i venti hanno soffiato, non invano ha infuriato la tempesta, scriveva esenin sergej. e non invano li abbiamo sempre sopportati, forza. vi abbraccio forte, perché mi avete fatto sentire meno sola e lontana. mentre aspetto la verifica di agibilità del mio cuore...
Manuela mardin.blogs.com