23 maggio 2006

Terrosi - Bianciardi, non presentazione, un sunto

TERROSI-BIANCIARDI NON-PRESENTAZIONE, 19 MAGGIO 2006, M. MARITTIMA

Un fondo d’amarezza

Una premessa d’obbligo: * questa è una storia no-profit (né profitti economici, né glorie particolari), sarà bene ricordarlo perché tutto resti dentro un alveo di buon senso * questa è una storia di gente che ama i libri (molti di questi libri, questo stesso di cui parliamo stasera, sono stati a lungo inseguiti in biblioteche o su bancarelle - ricordo il Lavoro culturale di Leto Morvidi, comunista mancianese trapiantato a Viterbo, ricordo La Casa di Novach), gente che ama comprare libri, che ama donarli

Storie di passione, quindi, e di ricerca amorosa, paziente

Perché siamo qui. Marco Palladini, presentando la querelle sul sito del Sindacato nazionale scrittori ha sentito il bisogno di rimarcare 2 idee: * che questa è una storia diseducativa, e quindi molto bianciardiana (e quindi molto intrigante, aggiungerei io) * che l’immagine dei libri bloccati in magazzino, pronti per il macero sa molto, troppo, di Fahrenheit 451!

Da che cosa nasceva l’idea di riproporre Bianciardi com’era: * nell’ambito del terzo festival di letteratura resistente (Pitigliano, settembre 2005), dedicato al paese reale * riproporre qualche titolo interessante dal catalogo della casa editrice grossetana

Su quale filone s’innestava l’idea? Un felice crocevia di orizzonti diversi: * l’interesse di Baraghini per le Strade bianche * un mio percorso di ricerche lungo vent’anni attraverso il territorio viterbese-maremmano, cultura popolare e storia locale

Insomma: valorizzare storie e culture locali in chiave critica rispetto all’omologazione del presente

I primi contatti con gli eredi Terrosi già durante il lavoro per l’allestimento del festival, ma anche le prime impercettibili “crepe”, 2 campanelli d’allarme: * il precedente del caso Boccardi (marzo 2005) * l’idea, abortita sul nascere, di editare un romanzo inedito di Bonelli

Ipotesi-libro: intro Corrias + Terrosi + appendici mie e di Corrado (con il recupero di una chicca bianciardiana)

Le appendici: Terrosi tipografo e pittore (Corrado), Terrosi narratore (il sottoscritto), brani trascritti dagli interventi per la presentazione dell’edizione 1974, una bella lettera del figlio di Terrosi al sottoscritto

24 novembre 2005: stroncatura integrale da parte dei Terrosi delle appendici con argomentazioni acute e puntigliose. Controproposta della famiglia: solo Terrosi e Bianciardi + l’intro di Corrias (a scatola chiusa? Un po’ di amarezza, lo confesso, e da qui mi disamoro)

Mio ok immediato, però, per rispettare il patto d’altri tempi sancito con una stretta di mano. 1 dicembre 2005, contro-ok di Terrosi. Si può andare avanti: Corrias invia la sua intro direttamente in casa editrice, la casa editrice gira la mail a me per conoscenza… lo confesso… mea culpa, mea culpa… frutti velenosi del disamore (non mi va più di avere contatti coi Terrosi): non la giro a mia volta. Scelta fatale

Febbraio 2006. Pronto il libro, lo recapitiamo subito, senza entusiasmo ma con un residuo di soddisfazione per il compimento dell’impresa, ai Terrosi. 13 febbraio, mail del figlio e telefonatafiume della figlia. Fuoco e fiamme su Corrias. Come, Terrosi comunista! (eppure, eppure… c’è chi ricorda una lettera del 1956…)

Alzo le braccia e smisto sull’editore, il quale, per non lasciar morire il progetto, patteggia una ristampa “preventiva” con un Corrias ritoccato. Siamo ormai a marzo-aprile, se non ricordo male. Al momento di andare di nuovo in tipografia, giunge la mail di Luciana Bianciardi, “per caso vengo a sapere…” - è la mazzata finale. Un crocione sopra tutta la faccenda. Una pietra tombale

La storia è tutta qui, resta forse il tempo per qualche riflessione

Sui Terrosi. Non entrerò nel merito delle ragioni e delle critiche, degli argomenti e dei documenti: si tratta di un carteggio di lavoro, è vero, ma ne andrà comunque rispettata la tonalità confidenziale

Ho scritto altrove di un’immagine non-contrattabile del padre. Parlo di sensazioni. E sentimenti. Con rispetto, sia chiaro. Ma. Ho lavorato per anni, con decine e decine di persone, a loro “ritratti” pubblici. Sempre con un habitus morale: priorità della dimensione umana e condivisione del lavoro (così, e più e meglio di me, Corrado). Beh, una storia del genere, come dicono a Viterbo, non m’era mai capitata!

Ma forse, a mostrare la corda, in quest’occasione, è stato tutto un metodo di lavoro: accingendomi a scrivere del Terrosi narratore dopo averne letto centinaia e centinaia di pagine (non proprio Flaubert, sarà bene non dimenticarlo), ho sentito infine insofferenza per i limiti del “rischio” agiografico che sempre è l’interfaccia in questo genere di ricerche. E ho voluto dire il vero fino in fondo. Senza fronzoli né mezze misure. Terrosi ambiva al riconoscimento di scrittore. Ed io l’ho riconosciuto. Senza mediazioni (lo so lo so, è una provocazione ai limiti del paradosso). L’ho trattato come avrebbe voluto, in fondo. Da scrittore vero. Ma la cosa non è stata accettata. Mi hanno usato contro Bianciardi, sottilmente: “laddove Luciano glissa con eleganza, Antonello stride”. Solo che Bianciardi era un amico. Io Terrosi non l’ho mai conosciuto.

Forse, c’è anche una possibile lettura “sociologica”. Una linea Boccardi-Bonelli-Terrosi. Abituato ai popolani, non mi ero mai affacciato su una piccola borghesia già domestica con “ritratti” e autoritratti, con una propria immagine pubblica, almeno in parte smaliziata rispetto alla funzione eternante della scrittura

Comunque sia, non ho mai sentito i Terrosi dire un grazie, un semplice grazie

Sulla Bianciardi. Non ha nemmeno chiesto di vedere il libro (almeno così mi risulta). Sembra banale, ma è una spia. Sembra che non importi la qualità del tuo lavoro (il tuo lavoro per il valore-Bianciardi), sembra dominare un’ossessione da controllo del territorio (pare che l’epistolario Bianciardi-Terrosi troverà posto nel secondo Antimeridiano. Ma non il Bianciardi com’era, le lettere soltanto. Dubito che vi troveranno mai posto le missive di Terrosi.)

Ecco, ripenso alla serata grossetana del 5 marzo 2005. Gli aforismi boccardiani. La fidanzata-vestale. Editore pane-e-mortadella. Aforismi letti come barzellette. La mia intro a quel millelire me la sono poi andata a rileggere, più volte: eccheccazzo!

Gli eredi. Si muovono con maldissimulato piglio moralista e censorio, emanando aura di chi è destinato a soprintendere, vigilare, tutelare da corruzione e degrado un’ontologia, un’identità originaria, certa e autocertificata

E, visto che ci siamo, mi sarà concessa una riflessione sulla logica “anti” dell’Anti-meridiano: logica che profila un autore per negazione (non per proposta), logica che perciò, schierandosi eteronoma, subalterna ad un Altro e ad un “Altrove” di senso, si autoreclude nel cono d’ombra di ciò che intenderebbe negare. Non c’è peggior servizio, forse, alla memoria critica di un autore. Di qualunque autore

Passo e chiudo.
Antonello Ricci

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Antonello, lasciatelo dire, checchè ne dica silvione e certi maremmani terribili, sei un grande....

Anonimo ha detto...

sempre le vecchie storie...se ti muovi ti fulminano, se non ti muovi ti stroncano, se cerchi di mediare ti dileggiano...si chiama anche miseria morale e culturale, ma in tempi di reality tv interessano a pochi...