26 maggio 2006

Il lavoro culturale serve...per una vita agra

Non bastano poche battute per racchiudere la serata a Pianizzoli del 19 Maggio, tutto non ci può stare dentro, anche spingendocelo ben bene.

Non ci stanno l’ospitalità e la cucina di Wanda, non ci sta la bellezza di trovarsi (o ritrovarsi) solo per il piacere di incontrarsi e di parlare di letteratura (ah, quanto avrebbero da imparare alcuni salotti paludati, di città e di provincia, da queste serate, sia pure organizzate con qualche telefonata e un avviso sul sito), non ci stanno le canzoni e le voci del Coro degli Etruschi, né il figlio di Antonello Ricci che si arrampica su una sedia e si mette davanti ad uno dei coristi (un omone di cento chili) fra il divertito e lo scocciato, alternando risate e mani a coprire le orecchie; non ci sta Marcello e 30 anni di Stampa Alternativa; non ci stanno Terrosi e Bianciardi, e chi ne ha parlato, e chi è stato a sentirlo, e se n’è andato via probabilmente un po’ più ricco, ma anche molto più affranto per la situazione che gli era stata delineata, sia pure a larghi tratti.

Per chi non lo sappia, e credo siano in pochi di quelli che leggono il sito del Fondo, tutto nasce dalla decisione di Stampa Alternativa di ripubblicare un vecchio libro di lettere di Bianciardi, cucite insieme e in qualche modo chiosate da Mario Terrosi, un suo amico maremmano. Marcello Baraghini compra i diritti dalla casa editrice Ianua, affida il tutto ad Antonello Ricci e Corrado Barontini e si parte. I due lavorano per mesi per approfondire alcuni spunti, ma alla fine del lavoro i figli di Mario Terrosi non sono soddisfatti di quel che è uscito fuori. Allora viene smontato tutto, si fa fare una prefazione (bella) a Pino Corrias, che aveva curato una decina d’anni fa una straordinaria biografia di Luciano Bianciardi e si parte. Ma ai Terrosi non vanno giù nemmeno alcune cose scritte da Corras (incredibile…), e mentre Baraghini sta valutando se fare un’altra edizione e finalmente distribuire questo benedetto libro (che nel frattempo è già stato recensito da un paio di giornali), ecco che la figlia di Bianciardi scrive a Stampa Alternativa, diffidandoli dal pubblicare e distribuire quel libro, perché lei non da il consenso a farlo, visto che le lettere sono scritte da suo padre, e appellandosi a un articolo della legge sul diritto d’autore.

La situazione, dal punto di vista giuridico, è davvero complessa, e non starò qui a ripercorrerla, forse non l’ho chiara nemmeno io. Ognuno, probabilmente, ha le sue ragioni, ognuno i suoi torti, non siamo in un ambito di estrema chiarezza, tanti sono gli aspetti dubbi da prendere in considerazione. Quello che è certo è che, anche in questa circostanza, chi ha perso sono stati i lettori, e anche la letteratura in generale, schiava di pregiudizi -ed anche giudizi- davvero poco animati da amore in senso ampio per non sembrare, all’occhio dello spettatore esterno, delle sciocchezze anche un po’ misere, se vogliamo.

Il libro quindi non si farà più, e non sembra ci siano possibilità di cercare di provarci, il diktat bianciardiano è assoluto, e a quel punto i Terrosi non hanno certo la voglia di fare battaglie legali. Come non la ha Marcello (anzi, Marcello ce l’avrebbe, ma in casa editrice l’anno preso per un orecchio e l’hanno fermato), come non la ha nessuno. Anche perché Luciano Bianciardi non se lo merita nemmeno di finire nelle cronache di un processo giudiziario per violazione dei diritti d’autore da parte di qualcuno.

Fin qui la fredda cronaca. Fredda come le aule di un processo che nessuno ha voluto, fredda come i sentimenti dei parenti coinvolti, fredda come chi ragioni di marche da bollo con la bara del morto ancora aperta. Fin qui quello che si può raccontare anche a chi non c’è stato il 19 a Pianizzoli sperando capisca. Il resto no, non si può raccontare compiutamente: la canottiera nera di Marcello Baraghini, il lungo ed appassionato intervento di Antonello Ricci ed anche tutti gli altri, le tante canzoni, anche a volte divertenti, del Coro degli Etruschi; e le risate, le riflessioni, i tortelli di Wanda e, per ultima, l’assenza del Comune di Massa Marittima, che ha dimostrato di non essere lontano da ben altri modelli di politica, che ci si augura non siano presi ad esempio per nessuno: difficile raccontare tutto.

Come è difficile raccontare questo libro, un libro che va letto –anzi, divorato- in un’ora al massimo, ed uscirne piacevolmente sorpresi, per la “strana”, spesso sorprendente, lucidità delle lettere di Bianciardi, che da Milano più che lettere sembrava gettare messaggi nella bottiglia all’amico grossetano, messaggi a volte divertenti, ma spesso cupi, disperati, e soprattutto profetici per molti versi.

Un libro che meritava ben altra sorte che finire suo e nostro malgrado nel magazzino di Stampa Alternativa; un libro per il quale si vorrebbe quasi la grazia del Presidente della Repubblica, se solo si potesse chiedere ed ottenere. E invece no, siamo e saremo destinati a parlarne fra pochi adepti, che si ritrovino in una catacomba (con tutto il rispetto per Pianizzoli, ci mancherebbe, magari ne avessero avute di catacombe così i cristiani) e dandosi gomitate l’uno con l’altro gridino alla vergogna.

Probabilmente, se Bianciardi potesse scriverci due righe su questa vicenda, ripeterebbe una triste riga di una sua lettera: “prima i danni si chiedevano per qualsiasi motivo, fuorché per i libri. Ora anche i libri sono entrati nel giro degli affari e dei ricatti. Segno buono…

Ci pensi chi di dovere, ci pensi.

E magari venga alla prossima serata a Pianizzoli a parlare di letteratura in un certo modo: forse si potrebbe convincere che c’è ancora spazio per i sentimenti, c’è ancora spazio per parlarne sopra senza secondi o terzi fini.

C’è ancora spazio per l’uomo.

Alessandro Tozzi

4 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo pezzo, veramente.

Anonimo ha detto...

Sì, Ale, davvero dovrebbe far riflettere quello che hai scritto e la tua chiusura, ma, temo, che oramai la frattura tra il paese reale e quello, non so come chiamarlo, ufficiale? burocratale? sia insanabile....molti, il cuore non lo hanno proprio più, o se lo hanno, lo nascondono bene....

Anonimo ha detto...

credo che la frattura non sia sanabile, ma occorre pur sempre provarci

Anonimo ha detto...

è trentacinque anni che ci provo...ora, all'alba del mezzosecolo mi son rotto le scatole....da questo punto di vista, pur con grosse differenze, capisco marcello...