12 ottobre 2007

La seconda morte di Daniele Boccardi

Della seconda morte, quella culturale, di Luciano Bianciardi ho parlato senza remore ogni volta che ho potuto, e adesso ne parla anche Ettore, e non scherza mica.

Invece della seconda morte di Daniele Boccardi, quella civile e culturale, si è parlato poco. Io stesso ho scelto di starmene buono finchè, qualche giorno fa, ho letto che il concorso letterario a suo nome, patrocinato ed organizzato dalla Biblioteca Comunale di Massa Marittima è stato affidato ad un intellettuale (intellettuale?) meglio noto per essere tra i becchini culturali della fondazione Bianciardi. Non ne faccio il nome perchè nemmeno se lo merita.

Daniele Boccardi: non ho mai avuto il minimo dubbio di avere a che fare con un grande, grandissimo scrittore, per qualità, per provocatorietà, per passione civile, per tutto. La troppa passione e forse la fragilità esistenziale in un ambiente (il “paese ufficiale” dei politici e degli amministratori) ottuso ed a lui ostile, lo spinsero al suicidio, circa quindici anni fa.

Un velo di pietà e di silenzio fu steso su di lui e sulla sua opera, rotto solo dalla determinazione del padre di far venire alla luce i suoi scritti. Dopo aver bussato invano a varie case editoriali, bussò alla mia e fu accolto a braccia aperte. Nacque un sodalizio che produsse, oltre ad una sincera amicizia, testimoniata da decine di lettere e di incontri, numerosi libri: vari millelire speciali ed un volume Eretica “Vite minime/Racconti diseducativi” orgoglio del mio catalogo.

La passione per Daniele Boccardi si estese tra gli amici ed i compagni che frequentavano una sperduta e favolosa osteria alle porte di Massa Marittima. Lì nacque e prese corpo il “Fondo Daniele Boccardi”, con gli stessi intenti che oggi io e Ettore ci proponiamo per l’Antifondazione Bianciardi. Tra le numerose iniziative del Fondo, quella di un concorso letterario nazionale per opere inedite di qualità, appunto patrocinato dalla Biblioteca Comunale.

Poi, un paio di anni fa, il colpo di scena. Il padre di Daniele buttò nella spazzatura tutta l’amicizia e la solidarietà e s’inventò, ispirato da una Signora spuntata dal nulla e autoprocalmatasi fidanzata di Daniele Boccardi (ma Daniele non doveva portare all’altare un’altra fidanzata, proprio i giorni del suicidio?), nonchè sua erede culturale.

Fatto sta che sotto la regia della Signora spuntata dal nulla il Fondo viene portato in tribunale, e dopo un umiliante patteggiamento, decide di togliere il nome Boccardi e di chiamarsi semplicemente Fondo. Che il Fondo abbia fatto poco o nulla di iniziative alla vecchia maniera è tutt’altra storia, tutta da scrivere e magari qualcosa bolle in pentola che io non so (almeno mi piace pensarlo). Che i Boccardi abbiano sepolto per la seconda volta Daniele, almeno culturalmente, è certo. Che poi questi nuovi funerali vengano officiati da uno dei becchini della fondazione Bianciardi, è certo anche questo. Come è certo che ci sia una morale in tutta questa orribile storia, tipica di quella palude grossetana buona a celebrare funerali culturali piuttosto che far vivere cultura viva e vera.

La morale è che bisogna diffidare gli eredi degli scrittori (almeno di quelli di qualità, perchè degli altri poco importa), a mettere i loro artigli sulle eredità culturali. Altrimenti succede quello che è successo a Daniele e quello che è accaduto a me, reo di voler pubblicare “Bianciardi com’era” di Mario Terrosi: esser diffidato a farlo dall’erede Luciana.

Meno male che c’è ancora chi, come Ettore, vuole fermamente interrompere questa rapina (culturale, s’intende)

Marcello Baraghini


Baraghini,
dato che si proclama conoscitore, nonchè grande estimatore, di mio fratello Daniele, le consiglio vivavamente - onde evitare le pessime figure che sta facendo - di informarsi prima sul suo conto e la sua vita che, mi pare, le è tutt’ora ignota.
Prima di tutto, la sua morte risale a 14 anni fa e non 15 , brutto errore per un caro amico…ma forse lei è stato amico di Daniele quanto quegli”amici e compagni che frequentavano quella sperduta e favolosa osteria”, cioè, non l’avete neanche mai visto, o comunque a nessuno di voi ha mai degnato una parola!!!!
E poi, cari buoni vecchi amici di Daniele, ma come potete aver dimenticato la sua storica fidanzata, quella splendida persona che ha condiviso con lui più di 15 anni della sua vita e che voi chiamate “la signora spuntata dal nulla autoproclamatasi fidanzata”? Non pensate che Daniele, che dite di conoscer tanto bene, ne rimarrebbe offeso?
Temo che non sappiate proprio di che cosa parlate, altrimenti evitereste certe orride figure..ma forse, chi vi legge, non è migliore di voi!!!
Per quanto riguarda la seconda morte che noi familiari avremmo inflitto a mio fratello, la trovo sì una calunnia degna di trbunale, quello dove NOI abbiamo UMILMENTE patteggiato, perchè NOI affetti dal dolore e dalla disperazione, ci siamo dovuti accontentare.
Mi permetta un’ultima cosa, in fondo lei di cose assurde ne dice tante, se ci volesse così poco per seppellire (sempre culturalmente, dico)una persona, lei crede che voi esistereste ancora?
La lascio su questa profonda riflessione e un consiglio: si rilegga gli appunti prima di parlare.

Michela Boccardi

Michela,
mi verrebbe voglia di dirti “Cara Michela”. Ma potresti offenderti e magari chiamarmi a risponderne penalmente. Purtroppo non sono stato amico di tuo fratello Daniele, Non l’ho mai conosciuto e quindi non l’ho frequentato e non avevo letto nulla scritto da lui, nemmeno sulle riviste che pure ogni tanto leggevo. Fino al giorno in cui tuo padre mi ha cominciato ad inondare, letteralmente inondare, di materiali e poi, non molto dopo, inondare ancora di ricordi, di desideri. Primo fra tutti il desiderio che l’opera di Daniele, tutto quello che era possibile reperire, venisse alla luce. Subito, prima possibile. Così è scoppiato l’amore, la stima, la passione, quella stessa che mi trasmetteva tuo padre. E l’ansia, quasi, di pubblicare. Tuo padre, il padre di Daniele, è stato mio complice al cento per cento, possono testimoniarlo le decine di lettere, tenere, appassionate, oltre che istigatrici a pubblicare: tutte rigorosamente scritte di suo pugno. E anche qualche banconota da 50 per contribuire alle spese tipografiche, in cambio di copie.
In ragione di questo afflato e di questa complicità, ho pubblicato, ho curato “Vite minime”, e perfino ne ho scritto, per la prima volta in vita mia, la prefazione, E poi, io, tuo padre e nuovi complici abbiamo dato vita al Fondo Boccardi (posso nominarlo ancora così, o rischio la querela?).
Fino alla sera in cui (io non c’ero) a Grosseto, in una sala affollata, alla lettura di alcuni aforismi di Daniele, è saltata su la fidanzata (vera o falsa che fosse stata) a dichiarare guerra al Fondo Boccardi e ad intraprendere azione giudiziaria.
Rivendico il diritto ad essere innamorato dello scrittore Daniele Boccardi.
Nessuno, nemmeno tu Michela, me lo puoi negare. Puoi soltanto contestarlo.
Aggiungo che mi batterò fino alla fine della mia attività pubblica affinchè agli eredi venga negata la possibilità di disporre, in modo esclusivo e discrezionale, delle opere di loro parenti.
Le opere, specialmente quelle straordinarie, come quelle di Daniele, appartengono all’Umanità.

Lo dico senza retorica

Marcello Baraghini (dal sito di Ettore Bianciardi riaprireilfuoco.org)

9 commenti:

Il Blog del Fondo ha detto...

abbiamo ricevuto e pubblicato.....vogliamo solo dire che la risposta di Marcello alla lettera di Michela ci pare più che veritiera ed assennata; la stessa cosa non si può certo dire per Michela....ma il punto fondamentale è che il Daniele Boccardi SCRITTORE è patrimonio dell'umanità, le sue opere vanno lette e non privatizzate.....sarebbe ora di capirla per tutti...

Anonimo ha detto...

Tempo fa ho letto il vostro appello firmato da diversi scrittori per intitolare una strada di Massa Marittima a Daniele Boccardi Scrittore; metteranno il veto anche a questo?! Certo, che queste storie viste da Barcelona oltre che tristi sembrano decisamente surreali....

Anonimo ha detto...

Più che altro vien voglia di andarsene via davvero come hai fatto te un anno fa se non ricordo male....

Anonimo ha detto...

Ho già detto la mia sul sito dove Marcello ha attizzato la polemica. E credo, veramente, che sarebbe il caso di fare tutti un passo indietro o di venire alle mani, come non facemmo due anni anni fa. La intelligenza consiglia di fare un passo indietro, anche perchè fare a botte con della gente che sembra aver smarrito il senso della logica non credo sia il massimo. Pure capisco il loro dolore, che veder morire un familiare in quel modo lascia un segno, e credo spinga ad interrogarsi su cosa si è fatto per evitare quello che è accaduto. Il loro dolore è, in millesima parte, anche il nostro, ma questo sembra non essere inteso. Come se uno voglia speculare su Daniele. A quale fine, ci si chiede. Correva l'anno 2003, mi pare di ricordare, e avevo partecipato al primo concorso Boccardi bandito dal Comune e dal Fondo. Senza sapere chi fosse Daniele, avevo idea fosse uno scrittore di inizio secolo, pensate un po'. Due mesi dopo, per puro caso, Vite minime mi capitò fra le mani in libreria. Lo acquistai. E capii tante cose. Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti. Pure troppa. Ognuno ha le sue emozioni aprendo Vite minime. Magari qualcuno a casa Boccardi lo ha buttato nel cesso, pensando sia stato quello il male di Daniele, e cioè avere un'anima. Che spesso le persone che ce l'hanno finiscono peggio di quelli che non l'hanno. E allora rinnegano quel Daniele: quello delle poesie, dei racconti, delle debolezze letterarie e di vita. Poveretti. Gli sono vicino umanamente, ma è una strada che non porta da nessuna parte. Parleremo di Daniele fra 10 anni, forse, con altre parole, altri pensieri. Ora è ancora presto per tutti. Ma nessuno ha la verità in mano, che sia familiare o sconosciuto a lui: Daniele è di tutti quelli che hanno letto una riga di quello che ha scritto. Che hanno pianto, forse, su quella riga. Di quelli che sono andati sulla sua tomba senza conoscerlo. Il resto se lo porta il vento.
Alessandro Tozzi

Il Blog del Fondo ha detto...

Vi prego di far pervenire queste poche righe alla sorella di Daniele Boccardi:

Cara Michela, io sono un giornalista, mi occupo di libri e nulla c'entro con le polemiche che da troppo tempo avvelenano vita e opere di suo fratello, quindi non giudicherò nella forma quel che è stato detto e scritto. Ma la sua risposta a Marcello Baraghini non spiega granchè sul silenzio che è calato intorno all'opera di Daniele Boccardi, che io ho scoperto grazie a Stampa Alternativa. Ho avuto anch'io modo di parlare con suo padre, e mi ricordo la sua passione nel voler diffondere l'opera di Daniele, che anch'io ritengo di grande valore: i suoi racconti, i suoi aforismi mi hanno davvero folgorato, e, mi creda, non sono un giornalista tanto tenero con gli scrittori e gli editori. Non conosco nè mi interessano i motivi della retromarcia di suo padre, nè entro in merito a questioni legali o personali. Ma mi lasci dire che, chiunque ne sia responsabile, il silenzio caduto sull'opera di Daniele è assurdo e vergognoso, e privare la letteratura di tanto talento è un vero delitto.
David Fiesoli, Il Tirreno

Il Blog del Fondo ha detto...

intervento sul sito di Bianciardi di Ale ....

Credo che la vicenda Boccardi inevitabilmente debba trovare fine. La famiglia, che ora rimpiange di aver trovato un accordo in Tribunale, forse non si è resa conto che se umiltà vi è stata, vi è stata da parte del Fondo Boccardi, che ha fatto 100 passi indietro nella vicenda: nessuno avrebbe chiuso il sito, tolto il nome alla Fondazione, nè fatto altro dal punto di vista legale. Pure, si decise per un accordo, in nome: 1) della pace, dopo mesi di mugugni e carte bollate; 2) del nome di Daniele, al quale il Fondo, che pure lo aveva conosciuto poco e male, teneva, altrimenti non sarebbe mai nato; 3) l’idea che tutto quella che veniva fatto, in nome di Daniele, poteva essere strumentalizzato, e diventare addirittura elemento di rottura, era un’idea che giustamente faceva incazzare i soci del Fondo: ma come io mi faccio il culo in nome di Daniele, e questi qui non solo non dicono grazie (non mi interessa), ma mi sputano anche addosso? e allora non faccio più niente.
e più niente è stato fatto, in omaggio all’accordo di allora. che, ripeto, non fu concesso dalla famiglia al Fondo, ma viceversa. Ripeto, capisco che chi non sia avvezzo ai Tribunale creda di trovare lì la soluzione ai mali e alle presunte ingiustizie, ma non è così, quasi mai. In questo caso, poi, le ragioni della famiglia erano davvero risibili, e credo che l’avvocato ben lo sapesse.
Però un accordo è stato fatto, e questo impone ormai il silenzio. Anche a Marcello, che oggi riattizza il fuoco. Piacerebbe a tutti star qui a discutere, ma farebbe male a tutti, viste le premesse. Cada il silenzio su Daniele, sul dolore della famiglia, su fidanzate vere e presunte, su tutti coloro che vorrebbero discutere dei suoi libri, sui libri che non verranno mai più pubblicati perchè senza Fondo non si va avanti (forse). Va bene così. Daniele è morto, ormai, questo è il problema. Nessuno di noi ha la verità in tasca, purtroppo. Che l’oblio cada dunque sul povero Boccardi, per almeno i 70 anni previsti dalla legge italiana. Senza rancore.

Anonimo ha detto...

Amen ...e aspettiamo questi 70 dalla morte dell'autore, no? e che sarà mai, nel 2063 faremo una bella edizione di tutta l'opera...ciao belli!

Il Blog del Fondo ha detto...

Comment from Ettore Bianciardi
Time: 12 Ottobre, 2007, 9:42 am

Scusate, ma a questo punto devo intervenire anch’io e temo che, come al solito, lo farò senza educazione. Non ho mai conosciuto Daniele Boccardi, ma ho letto Vite minime.
Non voglio entrare nella polemica tra sua sorella e gli ex componenti del Fondo: forse è stato meglio chiuderlo, sarà per la mia innata idiosincrasia per i Fondi e le Fondazioni, ammantarsi del nome di qualcuno morto è pericoloso ed a volte sleale, bisognerebbe sempre chiedersi se quel che si fa è in linea con quanto pensava e faceva lui e questo non è mai semplice, meglio lasciar stare, in fin dei conti il bello sta nel leggere le opere, non nell’attribuirsi ruoli improbabili e faticosi.
Però nessuno mi venga a negare il diritto di leggere le opere di Daniele. Vite minime è un capolavoro di letteratura, specialmente se paragonato al triste marciume di cui abbondano librerie, presentazioni, giornali e giornaletti, concorsi e concorsetti, editori a pagamento e mascalzoni vari. Se Daniele ha scritto altre cose, queste devono venire alla luce ed essere messe a disposizione di chi le voglia leggere. Sono patrimonio dell’Umanità. Sono una medicina contro la letteratura di cacca che ci sta travolgendo e soffocando.
Accidenti al diritto d’autore e a chi ci crede e a chi ci si nasconde dietro!
Ma lo vedete come ci siamo ridotti? Aspettare cinquant’anni? I settant’anni previsti dalla legge italiana? Ma siamo diventati matti? Ma stiamo davvero vivendo in un’epoca così buia?
Dai Marcello, mettiamoci al lavoro, come sappiamo fare noi. Daniele deve venir fuori, costi quel che costi, se Daniele ha scritto è perchè voleva esser letto, come tutti d’altronde, ed è nostro compito renderlo possibile.
Io sono pronto, come sempre, a riaprire il fuoco!

Ettore Bianciardi

Anonimo ha detto...

Il fatto è, basta leggere anche i commenti di michela sul blog di bianciardi, che chi rifiuta qualunque dialogo, rende davvero un pessimo servizio a daniele, ai suoi scritti ed alla sua umanità: insommma, è un caso che sarebbe più di competenza di bravi medici che di volenterosi lettori. La pensano così in tanti tra i vecchi amici e conoscenti di daniele, ma non ritengono neppure di dirlo, onde evitare denuncie e quant'altro....