07 gennaio 2007

Inuit

Cosa hanno in comune le popolazioni del delta del Niger, quelle dell'Amazzonia e quelle della Groenlandia? La possibilità di essere sterminate dalla nostra civiltà, anche quando si ammanta di un garbato, ma nazista, "ecologismo democratico". Almeno, facendo girare queste storie, rendiamo loro la dignità. (NdR)

Taqissimat nell'indistinguibile notte artica, si è impiccato.
Tre cacciatori di foche, al primo chiarore, lo adagiano in una baracca ghiacciata. Altri giovani corpi, ibernati, attendono il sole di giugno per essere sepolti sotto cumuli di pietre. Il popolo più felice del mondo ha deciso di morire.
Il dieci per cento dei figli della Groenlandia varca ormai volontariamente la soglia del mare eterno prima dei diciotto anni. Fino a quindici suicidi di adoloscenti, ogni primavera, in villaggi di cento persone. Una taciuta, inarrestabile strage.
Le notizie dei suicidi, per fame o per onore, sono rimaste a lungo imprigionate tra gli iceberg. Fino a quando anche Nikapianguaq si è immersa nell'oceano con i suoi quattro figli. Enok, il suo uomo, era scomparso nel fiordo, travolto dalla slitta. Nessuno avrebbe portato più carne. La tragedia degli Inuit, per la prima volta, ha conquistato le prime pagine dei giornali danesi. Davvero la gente del sorriso, l'eschimese che non conosce guerra, violenza e tristezza, ha deciso di sparire prima dell'ultimo scontro con la civiltà occidentale? La conferma, venerdì pomeriggio, è distesa davanti al magazzino di Tasillaq. Decine di corpi giacciono tra i cristalli di neve. Come morti, tra lattine di birra e bottiglie di vodka. Ogni due settimane uomini e donne ritirano il sussidio danese e lo consumano per dimenticare. Avvelenati dall'alcol a trent'anni sono vecchi. Smarriscono il sesto senso che salva dalla banchisa e suggerisce i passi dell'orso bianco.Indifesi nella natura che li ha sempre protetti. Le statistiche imputano la depressione sociale alla prolungata mancanza invernale di luce. Tobias Ignatiussen, il più forte cacciatore della Groenlandia orientale, strizza ancor di più le fessure degli occhi. No, dice,foche e televisione. In venti anni dalle pelli di foca alle corone danesi, dalla civiltà dell'avorio di tricheco, ai satelliti,tv,elicotteri,cellulari. Troppo in vent'anni. I cacciatori sono stati soppiantati dai polli surgelati allo spaccio. I loro figli, analfabeti, non sostengono l'assiduità di una professione, non possono più essere groenlandesi, non saranno mai protagonisti dell'occidente. Sonnecchiano negli iglù davanti a film spazzatura comprati con il susidio statale, le loro mute di husky intanto perdono la sensibilità che li riporta sulla via invisibile del villaggio.
Poi sono arrivati gli ecologisti. Greenpeace e WWF qui, sono sigle assimilate alla Gestapo; un nemico spietato. Vietato cacciare foche. Vietato cacciare orsi. Vietato cacciare balene. Tobias traduce nella lingua degli iivi, gli uomini, Vietato sopravvivere. In Groenlandia nessuno, dice, ha mai sterminato i cuccioli di foca, il peso dell'animale per noi è valore. Una sera ci hanno comunicato che in Europa nessuno avrebbe più acquistato carne pelli e ossa. In due mesi centinaia di cacciatori Inuit si sono sparati. Sui fiordi di Kaallit Nunaat, fino al nord dell'ultima Thule,il 40 % degli abitanti è morto di fame. Un colonialista eccidio colposo, dettato da ignoranza e arroganza culturale. Uno scandalo dimenticato del nuovo secolo. Nell'artico un maschio che non caccia è inutile, perde la sua autorità sul clan, la fiducia in se stesso. Si vergogna. Deve stendere la mano che impugnava l'arpione. I filmati canadesi sulla caccia, dice il sindaco di Tasillaq, Maro Mikkaelsen, sono stati devastanti. La verità ora è stata ristabilita, gli animalisti hanno mandato via fax le scuse: ma era troppo tardi. Qust'anno i 2556 Inuit affacciati sull'Islanda, sparsi su una superficie ghiacciata più lunga dell'Europa, hanno catturato su una popolazione di almeno 4 milioni di foche, 160000 foche, 568 beluga, 794 narvali,35 orsi bianchi e 3 balene. Niente rispetto alla popolazione selvatica. Ma l' UE sta per vietare di nuovo caccia e esportazione.......Sono le tre di notte, anche Nasunguaq e Uiuat barcollano tra altri corpi al caldo dell'unico centro sociale eretto sul Circolo Polare Artico. Hanno vent'anni, indossano Levi's e calzano All Star. Sono fidanzati e disperati. Anni di serial tv hanno insegnato come fingono di vivere i loro coetanei di Parigi e New York. Non accettano più la plvere di neve spruzzata tra le fessure della truna, la puzza di foca fritta e interiora di bue muschiato impregnato nella pelle. Ora sanno che c'è un altro mondo e un'altra vita, irraggiungibili. Si battono sul cuore, ho freddo qui dentro, dice la ragazza,abbiamo paura. Smaltiscono la sbronza quotidiana tra una massa di miserabili compaesani alcolizzati. A rivestirli, riscaldarli, sfamarli ed ascoltarli, solo l'italo-tedesco Robert Peroni. Gli Inuit, piuttosto che lamentarsi, preferiscono crepare. Sono un popolo romantico. Vivono di sogni, fieri e indifesi come i bambini. Nel 1980 mi hanno chiesto di rimanere qui, dice Peroni, ex mister no limits, conteso da donne e sponsor e che in Europa guidava una Porsche. Ho scelto di essere uno di loro e di non abbandonarli più.........Non c'è mai stata tanta informazione come adesso, ma è tutta di un tipo solo, è l'informazione dei vincitori, e non si sforza minimamente di capire chi siamo, come viviamo. Cosa sapete voi europei, anche i più colti, di noi Inuit? Niente. Di recente George Bush, come svegliandosi da un lungo sonno, ha detto - ora bisogna proteggere l'Artico dai cambiamenti climatici e salvaguardare gli orsi polari.- Non gli è venuto però in mente di citare gli Inuit che vivono loro intorno. Semplicemente perchè non ne ha idea. E' una gigantesca ignoranza quella che ci riguarda. Ci dicono - non uccidete gli animali- perchè pensano che siamo milioni e che potremo distruggere l'ecosistema. E invece noi siamo 60000. E' l'ennesimo scontro di civiltà. Voi europei allevate gli animali per poi mangiarli. Noi viviamo con loro, li rispettiamo,per poi fare la stessa cosa. Ma WWF e a Greenpeace piace descriverci come crudeli........

Stralci da Gli ultimi Inuit di Giampaolo Visetti "La Repubblica" 7 gennaio 2007

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Poteva un orso bruno maremmano rimanere indifferente al grido di dolore di un orso polare inuit? no, non poteva, e non si può.....

Brigatta ha detto...

Scambio Converse con polvere di neve.
Sei sicuro, caro Inuit, di voler venire al mio posto? Il mio mondo, sì. è quello che vedi in TV. E se lo guardi, mentre lo vedi... non senti freddo e non hai paura?

Anonimo ha detto...

è una storiaccia, bel segno dei tempi, e non credo si possa risolvere...

Anonimo ha detto...

so solamente che mi veniva in mente il film " Dersu Uzala " di Kurosawa...e una commozione furibonda, uno sdegno gelido, malinconico, colmo di una tristezza senza possibilità di rimedio....e quello che fa più male è l'indifferenza....la nostra....anche se ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti...