26 febbraio 2006

Bellini queste lettere!

"Un pochino so' imbarazzata, non è che poi scrivo scrivo e mi fate finì 'ste lettere su un millelire" (Luciana Bellini)



Difficile raccontare Luciana a chi non la conosce.

Lei di sè dice: "Quella so' io, sempre il solito bastian contrario, il no congenito; nel vedere, nel bello a tutti i costi dentro al bello, e al buono, il finto! La luciana scritta in minuscolo, contadina, casalinga, ignorante, sguaiata, critica sempre": ma è una definizione parziale, che coglie solo alcuni aspetti dell'universo Bellini.

Seriamente si potrebbe dire che è un misto fra Zarathustra, Sbirulino e Roberto Benigni; per scherzo, chi la conosce (ma non solo), si limiterebbe a un abbraccio forte e sorridente a questa piccola donna che è dentro ai cuori di molti.

Ora con questo nuovo Millelire, Bellini queste lettere! Lettere di Luciana Bellini agli amici, anche chi la conosce meno, o ha solo letto i suoi libri, ha nuovi spunti per entrare nell'universo di Luciana e dei suoi amici dell'Associazione Il Fondo.

Luciana vive a Pomonte, in un podere nei pressi di Scansano, da sempre, in una casa -giuro che è vero- con l'arcobaleno personale, nel senso che quando smette di piovere, dal terrazzo dietro casa sua si vede sempre l'arcobaleno. Che poi forse è solo un'appendice dell'anima variopinta di Luciana, solo con meno colori, se possibile.

Luciana e l'Associazione Il Fondo si sono conosciuti grazie a Daniele Boccardi, e alle serate letterarie organizzate dall'Associazione; ad una di queste venne invitata Luciana, e ovviamente ne è nata un'amicizia.

E forse qualcosa di più.

Dice un aforisma di Daniele che "Essere premiati per la propria onestà è sconvolgente: ti fa sentire disonesto".

Così è Luciana, che si sorprende ancora ingenuamente dei complimenti di tutti per i suoi libri sulla vita contadina, delle serate organizzate per lei, dell'idea di questo MilleLire straordinario per spontaneità.

C'è poco da fare: Luciana quando scrive (ma anche quando parla in verità), con tutti i suoi accenti e le sue parole dialettali, ha decisamente un altro passo, fa continue digressioni sulla vita e sul mondo e, se non strappasse il foglio di carta -come fa in una lettera-, non la smetterebbe più. Ma è sempre un enorme piacere stare ad ascoltarla, e leggerla, davvero non ci si annoia mai delle sue battute, di alcune piccole grandi verità sul mondo, dei suoi continui cambi di passo, che ne farebbero un centravanti difficilmente marcabile sui campi da gioco, per l'assoluta impossibilità di pensare con la sua testa.

In lei tutto diventa metafora, tutto finisce in risata, anche il pianto; ogni frase trasuda spontaneità, divertimento, voglia di vivere.

"Anch'io sono di quelli che ritengono la vita essere più che altro quella di tutti i giorni", diceva Daniele, e Luciana interpreta magnificamente questo pensiero, maestra di "una scuola di zingheri, di barboni, di spennacchiati come me. come ci starei volentieri in una scuola mista così, dove s'ascolta e s'impara la vita che la vedi, non la leggi e basta! La tocchi, e per questo che l'impari meglio!"

Grazie, grazie ancora Luciana per tutte le lettere che hai mandato e che manderai in futuro: sono parte di noi, fanno parte del nostro arcobaleno personale, è stato giusto averle pubblicate perché facciano parte un pochino dell'arcobaleno di tutti.

I tortelli magari no, quelli solo a noi.

Alessandro Tozzi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il problema è che ora Luciana scrive a tutti quelli che gli scrivono dopo aver letto le sue lettere....centinaia di lettere partono e arrivano da Pomonte, pare che il postino un gli parli più....