01 dicembre 2007

Lettere al Manifesto

Leggo "Il Manifesto", ad intermittenza, dall'aprile del 1971. Avevo 15 anni, più o meno, in spirito ed entusiasmo, quelli che avevano i suoi lettori ed i suoi autori.

Valentino Parlato scrive che il quotidiano, come le sinistre un pò ovunque, non passa un buon momento. Poco ma sicuro se, come qui al bar dove lavoro, ho avuto modo di apprezzare l'unica iniziativa di successo intrapresa da tempo; quella delle figurine dell'album di famiglia. Iniziativa simpatica, e non priva direi di metafore, che forse è giunta l'ora, una volta completato l'album, di chiudere e voltare pagina. Perchè la domanda vera è più che mai quella se ha un senso andare avanti così. Spesso mi accorgo di comprare il giornale per pura testimonianza, per sottoscrizione, ma non per il piacere di leggerlo e di sorprendermi nel leggerlo.Ieri addirittura pensavo che se devo comprarlo per sostenervi non sarebbe male che lasciaste bianca la prima pagina, almeno ognuno di noi se la immagina o ci scrive quel che vuole, che bei titoli a parte, le idee ed i racconti latitano.

Che poi non è questione neppure delle poche pagine o del prezzo sempre più alto e disperato per cercare di pagare i giornalisti che ci si fanno un culo così, senza venderselo come hanno fatto alcuni approdati a tutt'altra sponda dopo esser stati a lungo in via Tomacelli. Non è neppure il fatto che manchi di Luigi Pintor, di mordente, inchieste, notizie dal mondo, pure grande e variegato che va dai cattolici pacifisti ai centri sociali più oltranzisti. Non è nemmeno la scelta alle volte incomprensibile di eliminare rubriche ( "Storie" ) che avevano un largo gradimento.

E' che forse oggi il Manifesto riflette i tempi grami, miserevoli direi, del livello culturale, della memoria, dellla lotta, dell'utopia (scusate la parola). Tutto sommato lo specchio di un paese che sogna di emigrare da se stesso, di fare santo subito Zapatero (non Zapata) e che vive l'enorme delusione del governo "amico" di Prodi.Che scende in piazza il 20 ottobre ma poi ingolla qualsiasi tipo di rospo sotto ricatto; o così o Berlusconi.

Comunque sia, o si cambia veramente o si prolunga malamente l'agonia del giornale a noi caro da una vita.

Scusatemi, ma a me dell'espressione pessimismo dell'intelligenza e ottimismo della volontà mi è rimasta solo la prima parte

Con affetto

Stefano

Caro Stefano,

il marito (e io al seguito) il Manifesto abbiamo definitivamente smesso di comprarlo (anche se ho
l'album delle figurine, perché volevo imparare qualcosa di sinistra, che oggi è così difficile
sapere che cosa sia, la sinistra).

Acquistato, per molto tempo, da mio marito, per convinzione, poi per testimoniare qualcosa.
Quando il marito ha cominciato a sbuffare, sono arrivata io, che con le foto e le copertine e i
titoli del manifesto ci facevo lezione a scuola, e per la guerra in Afghanistan ci abbiamo anche
fatto una mostra, con quelle foto, con quei titoli.

Adesso, basta. Smesso per gli stessi motivi che elenchi tu: perché mancano cose da leggere,
perché non dà notizie, "il Manifesto", ma non dà più nemmeno idee, tranne quelle nascoste e
paludate dietro paginate di 'cultura' riservata a pochi eletti. Leggevo Robecchi, che mi faceva ridere, oltre che pensare. C'è ancora? Accettavo le cantonate 'religiose' (io sono cattolica, e ho scoperto di saperne molto più dei molti che sul cattolicesimo scrivevano un po' a vanvera, ma vabbè...).
Leggevo Carlini, chiaro, netto, comprensibile anche quando parlava di argomenti a me estranei. Ora, non c'è più nemmeno lui.

Che dispiacere, eh?

Ma sono al punto in cui anche l'acquisto di un quotidiano conta nel bilancio famigliare. E se non mi dà abbastanza pane per la mente, beh, che dire?, mi rassegno a comprare solo pane per i denti...

Ciao (un abbraccio)

Annalisa

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Erano belli i pezzi di Marco D Eramo......il problema è che neppure al Manifesto sanno più dove sbattere la testa.....

Anonimo ha detto...

ho letto che ferve il dibattito se levare dalla testata "quotidiano comunista" ....allora è inutile prendere in giro veltroni o verlusconi....aveva ragione giorgio gaber, non a caso spernacchiato dal manifesto tutto preso a incensare il "genio" di celentano....

Il Blog del Fondo ha detto...

quando una storia è finita è inutile accanirsi

Anonimo ha detto...

ma andiamo! qui che altro giornale resta di leggibile? basta col solito farci le pulci a vicenda!

Anonimo ha detto...

giornalino, che le pagine son poche, leggibile poco, che le pretese son tante come i soldi che costa, pulci? può darsi, ma se ci si dichiara orgogliosamente comunisti sul frontespizio del giornale, poi bisogna anche cercare di esserlo un pochino, mica tanto eh, che l'orizzonte qual è? prodi o no prodi? ma via che ci vedono....

Anonimo ha detto...

sopravvivere facendo le pulci è pura marginalità, dichiararsi alternativi, senza un minimo di progetto politico ed essere la cassa di risonanza social democratica della neonata coalizione arcobaleno è indice di confusione o peggio d'ipocrisia.
non siete affidabili
un comunista del p.c.l.

Anonimo ha detto...

Quisnello Nozzoli salvaci tu! Ci sarà sempre qualcuno che si definirà partito comunista qualcosa, ma più partito di capo che comunista di fatto......il Manifesto è quel che è, una bella reliquia, poi si sa, tutti i gusti son gusti....