05 marzo 2007

Perché scrivere? - Un primo resoconto

Bilancio positivo per la giornata di studio organizzata dall’Associazione Il Fondo, dedicata al tema “Perché scrivere”, tenutasi sabato 24 febbraio a Massa Marittima. Nel corso della mattinata Annalisa Ferrari ha presentato alle scolaresche del centro maremmano il suo romanzo Il mio nome dimenticato, dedicato alla figura di Gerolamo Lazzeri, notevole quanto dimenticata figura di scrittore, traduttore ed editore antifascista di origini lunigiane. Nel pomeriggio Annalisa è tornata di scena presso il Museo archeologico, approfondendo e discutendo con il pubblico intervenuto l’interessante genesi del suo libro: nato infatti da un corso di scrittura organizzato dall’Archivio di Stato di Lodi, Il mio nome dimenticato è poi finito nel tritacarne di un lungo e sofferto editing poi abortito con Mondadori che ne ha ripudiato la pubblicazione in dirittura d’arrivo. La giornata si è chiusa in quel di Pianizzoli, davanti ai fumanti tortelli della signora Wanda, moglie dell’indimenticato poeta a braccio massetano Lio Banchi. L’affollato momento conviviale è stato contrappuntato dalle riflessioni degli scrittori amici e sodali de Il Fondo. Ha inaugurato i lavori del convegno Stefano Pacini dell’Associazione che ha letto gli interessanti contributi di riflessione inviati dagli assenti “giustificati” Alessandro Angeli ed Emiliano Gucci. Particolarmente toccante, c’era da scommetterlo, la lettera di Luciana Bellini, trattenuta a Pomonte da inderogabili impegni di pietas familiare. Poi è stata la volta di Alessandro Tozzi, avvocato romano, cultore di aforismi e autore del delizioso e straziante Il praticante può attendere, tragicomico diario che regala ai lettori un esilarante e sconcertante spaccato della vita delle aule di tribunale e del fallimento della giustizia in Italia. A seguire Alberto Prunetti, reportagista dal Sud America per "Il Manifesto", traduttore e autore “in proprio” dell’intrigante Potassa. Storie di sovversivi migranti erranti sottratte alla polvere degli archivi (edito per i tipi di Stampa Alternativa), bizzarra scrittura di storie di antifascismo maremmano degli anni Venti collocate ad un ambiguo quanto stimolante crocevia tra narrativa “pura”, storia ed antropologia. Ad Antonello Ricci, infine, scrittore viterbese di viaggi, paesaggi e identità locali, il compito di tirare le fila della giornata. Comune agli scrittori intervenuti l’idea d’un impegno creativo e intellettuale mille miglia lontano dai salotti letterari e alla costante ricerca etica, lontano dalle sirene di esangui e stucchevoli editing & marketing, di una scrittura che insegua la vita. Quella vera.

Antonello Ricci

Presto online Associazioneilfondo.it gli Atti del convegno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

tozzi, cultore anche di jorkiball e tortellball...