di Alessandro Collesano
Caro Antonello,
il non libro mi ha anzitutto sorpreso. Aprendo la busta e leggendo il titolo ho pensato che avrei letto come Terrosi vedeva l’amico Bianciardi. Ero molto incuriosito. Invece… Un racconto biografico si rivela quasi in un’autobiografia epistolare, dove veramente Bianciardi è, e Terrosi è un timido curatore.
Scegliere lettere o loro parti, vero, è già racconto. Ma Terrosi è un narratore! L’ho immaginato lì, con una gran voglia di spiegare, chiarire, interpretare, raccontare quanto valesse l’amico. Se non altro per curare la nostalgia. E invece: accompagna con qualche paginetta Luciano a Milano e poi ce lo lascia senza quasi più intervenire: “Ma lasciamo parlare le sue lettere”…
Era un grande Mario. Innanzitutto un grande amico, anche tre anni dopo. Non ha dimenticato Luciano come quelli della Feltrinelli dimenticarono l’impiegato suicida. Lo rispetta, lo lascia parlare, lo annota talvolta, con discrezione, quasi timidamente. Ci restituisce un Luciano ancora vivo.
Bianciardi com’era. È l’inadatto. Totalmente fuori posto. Assolutamente inadeguato all’epoca e all’ambiente. E questo lo condanna. Consunzione.
Ma prima di spegnerlo, il suo essere profondamente altro, gli consente di vedere, di intuire ciò che gli altri non percepiscono. Però indignazione e disgusto, la rabbia soprattutto e le sconfitte, lasciano segni. Consumano.
Tanta rabbia e impotenza. L’inadeguato. Sembra di vederlo, grazie alle lettere e alla discrezione di Terrosi: indurito, sempre più cinico, ma allo stesso tempo indifeso. Talvolta ha sprazzi di iniziativa e rivincita, guizzi di vitalità e progetti, voglia di dare qualche mazzata. Sembra proprio di vederlo, rialzarsi ogni tanto, forse con la bottiglia mezza vuota accanto, aiutato da una momentanea esaltazione etilica…
Bianciardi il ‘provinciale’. Tenerezza, nostalgia, rammarico, colpa talvolta. Chiede delle Maremme, ma senza convinzione. Sa già che non esistono più, che quello che succede a Milano sta succedendo anche altrove. Ma pochi se ne accorgono. Però lo sguardo diverso, nato su un altro mondo, gli consente una profondità, un punto di vista non ‘omologato’ che diventa lucida e amara consapevolezza.
Quanti altri Bianciardi sconosciuti e ‘illetterati’, macinati da questi tempi, si riconoscerebbero nello schizzo essenziale che svela Terrosi! Quanti me ne tornano in mente… C’è la storia degli inadatti dal dopoguerra ad oggi in quei frammenti.
Insomma, tutte cose che sono nel tuo saggio: Pasolini e Fellini venivano dalla provincia di allora. Avrebbero scoperto e mostrato a noi le miserie e le poesie che scovarono nelle nostre città e nel nostro paese se fossero nati a Roma o, peggio, a Milano?
Scrivi! Provinciale! Falli rivivere tu che - divertendoti/ci - puoi!
Un abbraccio
IN NOME DELLA LEGGE
di Marzio Pieri
E speriamo on sian testicoli. Abbracci garibaldini. mrz.
IN NOME DELLA LEGGE
non leggete bianciardi
non è mai troppo
tardi
e poi siamo sul tardi
non leggete adriano ebreo
negro
del mulino di bazzano
ogni suo libro un dono
non sapeva tenere
fare macco
la sua mano
di burlamacco
non leggete la vedova
di cesare battisti
inviso ai democristi
non leggete gli scritti
di vedova
se mai ne scrisse
non leggete il poeta gatto
colto sul fatto
dalla morte
alle corte
non leggete
è una cosa da matti
non c'è dimenticato
soppresso
alcolizzato
suicidato
che non tenga famiglia
ed ora poi!
(una famiglia? che vuol dir mammina?)
vuol dire una cattiva signorina ...
che lava i panni rei ...
e non la vedi mai ...
fuori della latrina ...
e della cucinina ...
della camerina ...
da letto con le lise
pianelle il scendiletto
piscioso l'altarino
biastema
non sapevano
lui vivo come in nome
della legge disfarsene
ora se lo ripiglia
come la morte
'in nome della legge'
di chi non legge
né mai lesse
di chi odia sempre chi legge
a morte
ever / for ever
e regge con gran pena alla sua sorte
ma mai resse
il mòccolo
fesso chi regge
in nome della legge
venite inginocchiatevi
venite
all'ombra del gran moggio
(d'oro)
in nome della legge
NON LEGGETE
1 commento:
bellissimo il pezzo di Collesano.
Le sconfitte, l'indignazione, la rabbia consumano, sì.....
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